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Questa è la storia di un galantuomo che ebbe come unica colpa quella di non essere abbastanza allineato con certe idee e con certa stampa, un uomo onesto, integerrimo, colto e perfino signorile diventato il simbolo dell'ingiustizia.
Enzo Claudio Marcello Tortora, era il suo nome, nacque a Genova il 30 novembre 1928, figlio di Salvatore Tortora e Silvia, entrambi di origini napoletane ma emigrati al nord.
( Enzo Tortora con i Genitori)
E’ stato un conduttore televisivo, autore televisivo, conduttore radiofonico, attore, giornalista e politico italiano.
Collaborò sin da giovanissima età con la Compagnia goliardica Mario Baistrocchi, con propri testi e insieme alla sorella Anna, in seguito autrice televisiva.
Nel 1947 entrò nell'Orchestra di Totò Ruta come percussionista, esibendosi nei night club di tutta Italia. Dopo aver conseguito la laurea presso l'Università degli studi di Genova, lavorò per alcuni spettacoli con Paolo Villaggio, prima di entrare in RAI a ventitré anni. In quello stesso periodo facevano il loro ingresso nella radio di stato Piero Angela e Luigi Marsico (con cui Tortora lavorò in radio a Torino). Tre anni dopo, al giovane Enzo fu affidato lo spettacolo radiofonico Campanile d'oro. Il 26 dicembre 1953 Tortora si sposò a Rapallo con Pasqualina Reillo, dalla quale ebbe la figlia Monica. La coppia si separò nel marzo del 1959 e successivamente il loro matrimonio fu dichiarato nullo dalla Sacra Rota.
La prima apparizione in video risale al 1956, come valletto di Silvana Pampanini, Primo applauso, di cui divenne poi conduttore. Le sue prime trasmissioni di grande successo, andate in onda seconda metà degli anni cinquanta, furono Telematch e soprattutto Campanile sera, in cui era spesso inviato esterno. Insieme a Silvio Noto condusse nel 1957 il programma Voci e volti della fortuna, gara musicale abbinata alla Lotteria di Capodanno che negli anni successivi diventerà un appuntamento fisso con i telespettatori con il nome di "Canzonissima".
Sul finire degli anni cinquanta fu anche interprete di fotoromanzi per il periodico femminile Grand Hotel.
Nel 1957 e nel 1958 presentò il Festival della Canzone di Vibo Valentia, nel 1959 il Festival di Sanremo. Nel 1962 fu allontanato dalla RAI per un'imitazione che Alighiero Noschese fece di Amintore Fanfani. Dopo un triennio passato alla Televisione Svizzera, in cui presentò il programma Terzo grado, tornò nell'emittente italiana di stato per condurre in radio Il gambero.
Il 19 dicembre 1964, a Fiesole, si unì in matrimonio a Miranda Fantacci, un'insegnante ventisettenne incontrata 3 anni prima a Firenze. Da questa unione nacquero Silvia, nel 1962, e nel 1969 Gaia (in seguito giornalista e conduttrice del TG LA7), ma questo matrimonio, però, sebbene nato sotto i migliori auspici, non sarà destinato a durare a lungo, dopo meno di dieci anni, infatti, si concluderà.
Diventa Conduttore della trasmissione radiofonica a quiz Il gambero e della Domenica sportiva negli anni dal 1965-69.
Enzo Tortora, un uomo che non la manda a dire a nessuno. Una persona con il coraggio di esprimere il proprio pensiero senza timore, ed è questo lato del suo carattere, probabilmente, a non renderlo simpatico agli "addetti ai lavori", e questo fa si che venga cacciato dalla Rai, a causa di una intervista rilasciata al settimanale Oggi in cui criticava pesantemente l'ente di Stato e il monopolio televisivo. Ma Lui non se ne fa troppo un problema per quella "cacciata" che forse aveva anche previsto. Si rimette subito al lavoro collaborando con varie testate giornalistiche tra cui “La Nazione”, “il Resto del Carlino” e “Il Nuovo Quotidiano”. Accetta la vicepresidenza di una società che gestisce la prima televisione via cavo italiana, Telebiella, ed è tra i fondatori di Telealtomilanese, dove è l'ideatore della trasmissione “Pomofiore”, che conduce anche, con grandissimo successo di pubblico per una piccola televisione privata.
( Enzo Tortora e Renzo Villa )
Inoltre, torna a collaborare con la televisione svizzera, dove conduce programmi molto seguiti come “La Domenica Sportiva” e “Si rilassi”. Rientra in Rai nel 1976 con la conduzione di Portobello-Il mercatino del venerdì di cui è anche l’ideatore con Mario Carpitella, trasmesso su Rete 2 oggi Raidue in varie edizioni, dal 1977 al 1983, diventando così uno dei personaggi più amati dal pubblico televisivo che apprezza la sua eleganza, la sua competenza, la sua cultura, la sua umanità ed il suo sorriso.
Il programma ha successo in quanto presenta nuove formule, come il contatto diretto con il pubblico tramite telefono, la presentazione di nuove invenzioni talora bizzarre e due rubriche rivolte alla ricerca delle persone scomparse ed ai cuori solitari, famosa la sua frase «Bing-Beng ha detto stop», come ospite fisso vi è anche un simpatico pappagallo.
( Enzo Tortora e Renée Longarini )
Nel 1982 passò a Mediaset, approdando a Retequattro, per condurre "Cipria", mentre nella primavera del 1983 Tortora fu impegnato assieme a Pippo Baudo alla guida della rubrica elettorale "Italia parla".
Il 17 giugno del 1983 il noto presentatore viene svegliato alle quattro e un quarto di mattina dai Carabinieri di Roma all’ Hotel Plaza ed arrestato, nel corso di un’ operazione diretta dalla Procura di Napoli, accusato di "associazione a delinquere di stampo camorristico", i suoi accusatori sono ‘pentiti’ Pasquale Barra (detto “‘O animale” per l’efferatezza dei suoi delitti), Giovanni Pandico e Giovanni Melluso (detto Gianni il bello), che dichiarano che è un corriere di stupefacenti per conto della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, a questi si aggiungono poi altri 17 testimoni che non solo confermano le accuse ma le coloriscono di particolari , ad «inchiodare» Tortora è una agendina con il suo nome ed un numero di telefono, si scoprirà poi che in realtà vi era scritto Tortona e non Tortora ed il numero telefonico non corrispondeva a quello del Presentatore. Nello stesso giorno vennero arrestate altre 856 persone in tutta Italia delle quali solo 137 rimasero in carcere.
Dopo il suo arresto all’alba in un albergo del centro di Roma, fu portato in carcere solo in tarda mattinata, quando fotografi, cineoperatori e telecamere, avvertiti, furono pronti a ritrarre l’ imputato in manette, le immagini di Tortora ammanettato e sconvolto sono mandate in onda di continuo e più di un giornalista e collega a prendere le distanze dal noto presentatore, la stampa, che in fatti di cronaca si ritrovò più spesso nel coro dei “colpevolisti”, non esercitò il doveroso senso critico, base dell’informazione democratica, anzi diede il peggio di se solamente rari giornalisti quali Vittorio Feltri, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Giampaolo Pansa e Dino Biondi scrissero parole come “Lessi le carte, capii che era innocente” (Feltri), “E seTortora fosse innocente” Enzo Biagi.
Il suo caso divenne “Il Caso Tortora”, una delle pagine più ignobili della giustizia italiana ed il suo nome è ricordato anche per questo caso di malagiustizia di cui fu vittima .
Tortora resta sette mesi di carcere, tra Regina Coeli e Bergamo, poi grazie al tribunale della libertà ottiene gli arresti domiciliari a Milano. Nel giugno del 1984, a un anno esatto dal suo arresto, Enzo Tortora fu eletto deputato al Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sostenne le battaglie giudiziarie, il 20 luglio 1984 tornò in libertà ed annunciò che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l’ autorizzazione a procedere nei suoi riguardi, autorizzazione che fu data il 10 dicembre.
Il 17 settembre 1985, i due pubblici ministeri del processo, Lucio Di Pietro e Felice di Persia, – tra l’incredulità generale e del suo pubblico – fanno condannare Tortora, benché non vi siano prove sostanziali a 10 anni di reclusione per associazione a delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti, così i pubblici ministeri hanno finalmente trovato un modo per assurgere all'onore delle cronache
La sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta il 15 settembre 1986, quando venne infine definitivamente assolto dalla Corte d'appello di Napoli ed i giudici smontarono tutte le accuse rivoltegli dai camorristi, per i quali iniziò un processo per calunnia.
Tortora tornò in televisione il 20 febbraio del 1987, ricominciando il suo Portobello.
( Enzo Tortora con Ambrogio Fogar ed il cane Armaduk )
Il ritorno in video fu toccante, il pubblico in studio lo accolse con un lunghissimo applauso alzandosi in piedi. Tortora con evidente commozione pronunciò la famosa frase:« Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete, molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo, io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta. »
Nell'autunno 1987 condusse il suo ultimo programma televisivo intitolato "Giallo", ma purtroppo le sue condizioni di salute non gli permisero di proseguire.
La prima sezione penale della Cassazione confermò definitivamente l’ innocenza del presentatore il 13 giugno 1987 dove fu assolto con formula piena. Questo errore giudiziario clamoroso lo provò psicologicamente e fisicamente, disse infatti “mi hanno fatto esplodere una bomba atomica dentro”, tanto che l’anno successivo, la mattina del 18 maggio 1988, morì per questa pena accessoria dell’esperienza umana e giudiziaria a cui fu sottoposto.
I funerali, cui parteciparono amici e colleghi tra i quali Marco Pannella, Enzo Biagi, Piero Angela, la fedele Renée Longarini, si tennero presso la Basilica di Sant'Ambrogio a Milano.
Le ceneri riposano nel famedio del cimitero monumentale di Milano. Tra le sue disposizioni testamentarie, vi fu di avere nell'urna con le sue ceneri una copia del libro di Alessandro Manzoni "Storia della colonna infame" nell'edizione con prefazione di Leonardo Sciascia, uno dei primi casi documentati di giustizia sbagliata in Italia.